Erano trascorsi molti giorni dall'arrivo di Alessandro a Parma.
Aveva passato un periodo di riposo lontano dalla solita Alessandria e lontano dall'esercito, nei luoghi d'origine della sua famiglia.
Le giornate trascorsero sempre tranquille, anche se ritornare a Parma, e soprattutto nei boschi attorno a quella ridente città fecero ritornare in mente al giovane soldato i tristi momenti vissuti durante quella fatidica battuta di caccia in cui perse la vita la sua adorata madre.
Il cambio, seppur temporaneo, di residenza era servito al ragazzo per mettere in ordine un po' di idee, anche se, a conti fatti, questo impegnò praticamente tutte le giornate di Alessandro, che trascurò i suoi amatissimi zii, pur vivendo con loro...e come spesso accade si rese conto di tutto ciò quando un giorno trovò sul suo scrittoio una lettera, chiusa con la ceralacca rossa su cui era stato impresso lo stemma dell'esercito di Milano.
Aprì quella lettera quasi stizzito "Saranno le solite informative del cavolo" pensò mentre rompeva il sigillo...il contenuto della lettera risultò invece essere tutto fuorchè banale.
Non vi era specificato nulla, ma veniva chiesto al soldato di presentarsi al comando più vicino per comunicare la sua posizione, lo stato di salute e quello degli armamenti.
Subito dopo aver letto la lettera il soldato girò lo sguardo verso la sua spada e lo scudo accuratamente riposti sopra un baule quadrato contenente il resto dell'armatura, quindi vi si avvicinò e accarezzò la superficie dello scudo segnata da alcuni fendenti...dopo pochi istanti prese la sua adorata spada per l'elsa e la sguainò con un movimento deciso...era ancora perfettamente lucida come una volta...tagliente come un rasoio, sembrava leggera come un filo d'erba, ma era capace di fendenti estremamente potenti...il fodero di cuoio emanava un leggero odore di pelle, frammisto all'odore del metallo e dal fondo risaliva il profumo dolce e allo stesso tempo pungente della morte, che quella spada aveva portato a qualche brigante. Poco sopra la guardia Alessandro aveva fatto incidere una piccola falce di luna, in ricordo della madre, e proprio lì avvicinò le sue labbra baciando la lama della spada prima di riporla nel suo guscio.
Dopo poche ore il soldato era già corso nel comando più vicino a comunicare quanto chiesto nella missiva, e rimase in attesa di ordini...