In un pomeriggio assolato di agosto la sonnacchiosa Alessandria venne rallegrata da un lieto evento; un enorme fiocco rosa fu appeso alla porta di casa Dei Rossi, tanto grande da coprire tutta la maestosa porta.
Il giorno prima , al tramonto, Rosa Beatrice e suo marito Cangrande Killian dei Rossi tornarono da un lungo viaggio , erano stati a Milano per delle questioni politiche.
Appena entrati in casa e dopo aver salutato la loro figlia maggiore, Eline, Rosa Beatrice si sdraiò sul divano stanca e provata dal lungo viaggio ma in particolare dalla imminente nascita della sua creatura.
Ella era molto felice di poter stringere di li a poco tempo il suo dolce fagottino, ma quelle fitte erano diventate sempre più frequenti e dolorose al pnto da indurre Rosa a coricarsi nel letto facendosi aiutare dalla figlia.
Giunto il momento del parto, dopo un momento di smarrimento, Cangrande corse paonazzo per le strade di Alessandria in cerca del dottore e , con poca grazia, lo portò immediatamente nella sua dimora ove la partoriente gridava coma una matta spaventando il vicinato.
Cangrande e la figlia Eline si ritirarono in giardino e lasciarono il dottore con Rosa; trascorso del tempo che parve a tutti interminabile nacque una bellissima bambina .
Dopo aver sistemato a dovere la piccola e posta tra le braccia della madre, Eline e Cangrande poterono salire a vedere madre e figlia, tra la commozzione generale e le lacrime di gioia del famiglia, si decise di chiamare la piccola Priscilla Elettra.
La piccola , dalla culla, ogni giorno vedeva molte persone che venivano a vederla e a complimentarsi con la sua famiglia, questo la spaventava molto e succhiandosi il dito stringeva a se il suo orsacchiotto di pezza, mah... chi erano tutte quelle persone curiose....
Quando crebbe un pochino capì che la sua famiglia era molto conosciuta in quanto suo padre era duca di Milano e barone di Torrechiara, sua madre era prefetto di Milano e sua sorella sindaco di Alessandria; la piccola non conosceva ancora precisamente i vari impegni e obblighi di queste cariche, per lei era la sua dolce famiglia che le voleva molto bene; era anche impaziente di conoscere nonni e tutti gli ziii e ziee che abitavano nel castello e in altre città , farsi coccolare e viziare da tutti, imparare ad andare a cavallo e qualsiasi altra cosa che, con pazienza, avessero voluto insegnargli.
Priscilla muore ad Alessandria ancora bambina.